martedì 7 marzo 2017

Art Nouveau... i suoi molteplici volti ed i suoi altrettanti nomi...

Nel periodo compreso tra il 1880 ed il 1910, in pieno clima Simbolista, si sviluppa l’Art Nouveau. Questo movimento, che si diffonde in tutta Europa e non solo, prende nomi differenti: Liberty in Inghilterra, Secessione in Austria, Jugendstil in Germania, Modernismo in Spagna, Floreale in Italia ed Art Nouveau in Francia ed in Belgio. La sua caratteristica principale è quella di interessare non solo la pittura e la decorazione ma anche l’architettura e le arti applicate. Inoltre, sono fondamentali il rapporto tra forma e funzione, l’utilizzo di nuove tecniche di produzione industriale (ferro, vetro, cemento), l’eleganza decorativa, l’uso degli elementi lineari in particolare la linea curva definita “a colpo di frusta”. Inoltre trae ispirazione dalle forme della natura e delle forme vegetali. Tutto questo concorre nel creare uno stile completamente nuovo che porta alla definizione di una nuova progettazione che possiamo definire “design”, ossia alla qualità del prodotto industriale. Questo aspetto era già stato in parte considerato dal movimento inglese delle “Arts and Crafts” (Arti e Mestieri), con a capo William Morris, che aveva posto l’accento sulla libera creazione dell’artigiano, come unica alternativa alla produzione in serie di oggetti di dubbio valore estetico. La conseguenza di questo la troviamo proprio nell’Art Nouveau che risolve il problema della qualità del prodotto industriale agendo a livello della qualità progettuale. Ma questo movimento è influenzato anche dalle Grottesche per i loro elementi floreali ed animali (un esempio la libellula), gli ibridi e le chimere (un esempio le donne-farfalla). Non si possono non ricordare, e non vederne le contaminazioni, i Preraffaelliti con i loro elementi pittorici e simbolico-figurativi. Oltre a Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais e John William Waterhouse di fondamentale importanza è il già menzionato William Morris che con i suoi tessuti decorati anticipa molte delle figure rappresentate. Anche il giapponismo ha una notevole importanza, per le sue linee essenziali, stilizzate e bidimensionali. Infine, ovviamente il Simbolismo. Molto importante è la rivista “Ver Sacrum” (La primavera sacra. La scritta, in oro, la troviamo anche sulla facciata del palazzo della secessione) fondata a Vienna nel gennaio 1898 e pubblicata in tiratura periodica fino al 1903. Centoventi fascicoli considerati, ognuno, un’opera d’arte totale. La struttura è innovativa grazie al formato, quadrato ed all’immagine geometrica. Decori, colori, caratteri tipografici, illustrazioni, testo sono una fusione armoniosa di tutte le arti. Il Palazzo della secessione (che rappresenta il manifesto di questo movimento artistico) si trova a Vienna ed è stato costruito tra il 1897 ed il 1898 dall’architetto Joseph Maria Olbrich, come sede per le esposizioni degli artisti della Secessione viennese. La pianta parte da un quadrato composto da pareti lisce e quasi disadorne con un fregio floreale con foglie dorate ed una scritta che è il motto della Secessione: “Al tempo la sua arte, all'arte la sua libertà” (Der Zeit ihre Kunst / der Kunst ihre Freiheit) poi rimosso dai nazisti nel 1938. Elemento di grande novità decorativa è la cupola traforata, quasi sferica, composta da migliaia di foglie di alloro (che simboleggiano la consacrazione ad Apollo, dio delle arti) in rame ricoperto da lamine d'oro, la cui lucentezza contrasta con le pareti semplicemente intonacate di bianco. Edificio rigoroso, in controtendenza con le architetture eclettiche in voga a quel tempo ma ricco di elementi decorativi. Tra le opere esposte all'interno del Palazzo, la più famosa è il Fregio di Beethoven (1902) di G. Klimt.
Nel campo pittorico dobbiamo citare artisti quali Gustav Klimt (inizialmente faranno parte della Secessione anche Egon Schiele ed Oskar Kokoschka - suoi allievi - che però se ne allontanano per fare parte dell’Espressionismo), Alfons Mucha e Aubrey Beardsley. Tra gli architetti alcuni nomi importanti sono Otto Wagner, Joseph Maria Olbrich, Victor Horta ed Antoni Gaudì. Tra i designer Louis Comfort Tiffany a New York ed Émile Gallé in Francia.

Gustav Klimt (1862-1918): uno dei nomi più famosi ed importanti della Secessione viennese di cui nel 1897 fu tra i fondatori e primo presidente. La pittura, che di questo artista ecclettico viene ricordata, è quella in cui la sua personalità comincia ad acquisire un’importante cifra stilistica partecipando attivamente al clima simbolista europeo. Donne emaciate, mortifere, figure piatte e stilizzate, linee eleganti, decorativismo, preponderante utilizzo di oro con una forte valenza espressiva. Questo periodo dura dal 1901 al 1909 dopo il quale segue un periodo di crisi esistenziale ed artistica che porta ad una nuova fase artistica. Scomparsi gli ori e le eleganti linee liberty, nei suoi quadri diventano protagoniste campiture di colore acceso e vivace. Questa fase è influenzata dalla pittura espressionista (1905-1919) che già da qualche anno era presente in Germania. Klimt ne viene a contatto attraverso l’attività dei suoi due allievi: Egon Schiele e Oscar Kokoschka. In Klimt la donna occupa un posto di primaria importanza, E’ una donna fatale (tipico elemento Simbolista) che raffigura amore e morte, salvezza e perdizione ed assume un ruolo di superiorità rispetto all’uomo. Supremazia che si rivela nelle sensazioni interiori e non nelle azioni.

Giuditta I (1901): Il quadro è considerato come la prima opera del periodo aureo (ci sono due versioni, la seconda è del 1909). Il soggetto, che ha un taglio verticale mostrando la figura quasi per intero, è una rivisitazione della storia biblica di Giuditta e viene usato come la metafora del potere di seduzione delle donne con la conseguente esaltazione della donna fatale e del rapporto amore-morte. Interessante la cornice in rame sbalzato (in chiaro stile secessionista) che è stata realizzata dal fratello, scultore e cesellatore.
Le tre età della donna (1905): conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Rivisitazione simbolica delle fasi della vita della donna: l'infanzia, la maternità e la vecchiaia. Dalla neonata abbandonata in un sonno tranquillo, in braccio alla madre, si passa attraverso la giovane figura femminile al centro della scena; simboleggia, e ne è allegoria, del momento della procreazione. E’ posta di fronte con il capo reclinato verso la figlia, e con un’espressione serena. Quasi una figura sacra. Poi si arriva alla donna scura, di profilo, con le mani accanto al volto, simbolo non solo della vecchiaia ma anche della paura della morte. Le figure sono asciutte e sintetiche. Presente anche il decorativismo sullo sfondo.
Il bacio (1907): forse il quadro più famoso di Klimt. Le figure presenti sono un uomo ed una donna inginocchiati nell’atto di abbracciarsi. Ci sono ancora un prato ricco di fiori colorati ed un fondo dorato senza profondità spaziale. L’aspetto è bidimensionale. Delle due figure, le uniche parti realizzate in maniera naturalistica sono i volti, le mani e le gambe della donna. Per il resto sono interamente coperte da vesti riccamente decorate. Quella dell’uomo è realizzata con forme rettangolari erette in verticale, mentre la veste della donna è decorata con forme curve concentriche. La differente geometria delle due vesti è espressione della differenza simbolica tra i due sessi. La donna con il viso piegato ha gli occhi chiusi ed un’espressione estatica. È proprio il volto della donna che dà al quadro un aspetto di grande sensualità.
Danae (1907-08): qui l’autore riprende la mitologia greca e rappresenta, sì una fanciulla che si identifica con la propria sessualità, ma lo sguardo sereno e la posizione fetale durante il sonno, i capelli rossi e il velo decorato che sembra la abbraccino, danno armonia e pace. La storia mitologica viene ripresa con la pioggia d’oro sulla destra del dipinto; Danae era la madre di Perseo, figlio avuto da Zeus che la trasformò in pioggia d’oro, appunto.

Giuditta I (1901)
Il bacio (1907)
   
Le tre età della donna (1905)

Danae (1907-1908)



















Alfons Maria Mucha (1860-1939): pittore e grafico della Repubblica Ceca. È stato uno dei più importanti artisti dell’Art Nouveau. Se pensiamo a lui ricordiamo i suoi colorati ed eleganti poster pubblicitari. La struttura verticale è comune a tutti: è presente il nome del prodotto da pubblicizzare ma il ruolo centrale ce l’ha il resto del manifesto riempito da motivi floreali e ornamentali (boccioli, viticci, simboli, arabeschi) al cui centro emerge una figura femminile leggiadra, bella ed ammaliatrice. Ricchi gli abiti e folti capelli. L’atmosfera è sottolineata dalla policromia degli ornamenti delle fanciulle e dallo sfondo carico di colore e di toni dorati, che suggeriscono un'atmosfera lussuosa e decadente. Molti di questi manifesti raffigurano l'attrice Sarah Bernhardt. Ma si occupa anche di fotografia come autodidatta (non ha mai aderito a nessun gruppo fotografico). Le prime fotografie risalgono al periodo trascorso a Monaco e a Vienna, interessanti sono quelle scattate a Parigi (si compra una macchina fotografica tutta sua nel 1890, prima usava macchine in prestito): autoritratti, anche in abiti tradizionali russi, e modelle così da ottenere bozzetti da usare eventualmente in dipinti o manifesti.

Cartelloni per pubblicitari

Modella fotografata nel 1920




















Antoni Gaudí y Cornet (1852-1926): architetto spagnolo massimo esponente del modernismo di cui condivideva l’ideologia e la tematica aggiungendo una sua nota stilistica personale basata su l’uso di forme naturali e particolari realizzate utilizzando diversi materiali (mattoni, pietra, ceramica, vetro, ferro). Presenti motivi simbolici. La sua architettura, legata quasi completamente al capoluogo catalano,  molto complessa, crea un organismo che deve sottostare alle leggi della natura. Viene qui ripreso il concetto del fitomorfismo, ossia che la natura non va copiata ma capita. Importante la lavorazione artigianale. Nel 1883 diventa architetto della Sagrada Familia che, tutt’ora in costruzione, lo ha tormentato fino alla morte sopraggiunta perché investito da un tram. Il suo aspetto era così trasandato da renderlo irriconoscibile, in un primo momento, ai soccorritori. Altre case sono molto particolari ed importanti e tra queste ricordiamo: la casa Milà (1906-1912), la casa Batllò (1904-1906) ed il parco Guell (1900-1914) in cui natura e scultura si fondono con grande maestria artigianale.

2 commenti:

  1. DA NON PERDERE!!!!
    Per chi è interessato: Presso il Museo di Santa Chiara in Gorizia (Corso Verdi n. 18) il 16 dicembre 2016 è stata inaugurata la mostra “Nel segno di Klimt. Gorizia salotto mitteleuropeo fra tradizione e modernità”.
    La mostra rimarrà aperta fino al 26 Marzo 2017.
    Orari di apertura
    venerdì e sabato: 10.00-13.00; 15.30-19.00
    domenica e festivi: 10.00-13.00; 15.30-19.30
    L'ingresso è gratuito.

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  2. Nuova mostra, da non perdere!
    A Trieste dal 23 Giugno 2017 al 7 Gennaio 2018 - presso il Castello di Miramare (due sedi espositive: le Scuderie ed il museo storico del castello) - una mostra dedicata al Liberty: “Il Liberty e la rivoluzione europea delle arti. Dal Museo delle Arti Decorative di Praga”.
    Per avere maggiori dettagli relativi alla mostra di Trieste, questo il link: http://www.castellomiramare.org/

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