La pop-art è il
movimento che nasce e si sviluppa negli Stati Uniti, per poi spostarsi anche in
Europa, intorno alla metà degli anni cinquanta. Con questo termine s’intende
l’arte popolare, ossia l’arte che documenta la cultura del suo tempo,
soprattutto quella americana. Il boom economico e lo sviluppo tecnologico al
quale si assiste negli anni 50-60 contribuisce a creare una nuova cultura di
massa, una cultura in cui l’immagine ha il predominio su tutte le forme di
espressione e si impone con nuovi linguaggi e nuovi valori che diventano parte
della vita quotidiana di tutti. La diffusione dei mass-media e dei messaggi
pubblicitari incrementa, in questi anni, il consumismo e il rapporto
offerta/richiesta di beni superflui ed una sempre maggiore standardizzazione
dei consumi. La pop-art usa l’oggetto e l’immagine di consumo (compresi i nuovi
idoli del cinema e della musica) denunciando il valore che essi assumono nella
società, in cui i valori interiori e spirituali vengono meno lasciando il primo
posto a inutili bisogni indotti. Attraverso quest’arte si vogliono demistificare
i nuovi oggetti dei desideri, si vuole evidenziare il prodotto seriale, e la
possibilità che tutti possiedano un’opera d’arte nelle proprie case elevando
gli oggetti comuni ad opere d’arte in serie. Ed è cosi che i fumetti, Merilyn
Monroe, Elvis Presley, le bottigliette di coca-cola, i detersivi (Brillo) e le
zuppe (La zuppa Campbell), le sigarette e gli hamburger diventano e si elevano
ad opere d’arte ed il centro nevralgico dell’arte si sposta da Parigi a New
York. La creazione di opere in serie si contrappone al mondo dell’arte
tradizionale dove il prodotto unico era una caratteristica fondamentale. Si
assiste ad una riproduzione seriale e quasi fedele (cambiano le dimensioni ed i
colori per esempio) del “prodotto di consumo”. C’è un importante nome da
conoscere e ricordare quando si parla di pop-art: Leo Castelli, il cui vero
nome è Leo Krauss, (Trieste 1907-New York 1999), il quale nel 1957 fonda a New
York la sua galleria “Leo Castelli Gallery” al numero 420 di West Broadway. A
lui si deve dare il merito di aver scoperto molti degli importanti artisti
americani del secolo scorso. A questo si deve aggiungere un evento
fondamentale: la XXXII Biennale di Venezia del 1964, anno in cui il clamore
della pop-art (mostra progettata e realizzata dallo stesso Castelli) oscurò
tutte le altre mostre che vi presero parte. Gli iniziatori della pop-art si
chiamano Robert Rauschenberg (1925-2008) e Jasper Johns (1930 - in attività)
mentre tra i rappresentanti più tipici ricordo Roy Lichtenstein (1923-1997),
Andy Warhol (1928-1987) e Claes Oldenburg (1929 - in attività). Utile per
comprendere il significato della pop-art è una frase dello stesso Warhol che
dice riferendosi all’America: “Quel che
c’è di bello in questo paese è che i consumatori più ricchi comprano
praticamente le stesse cose dei meno abbienti. […] Una Coca è una Coca, e non
ci sono soldi che valgano a farti avere una Coca-cola migliore di quella che si
beve il barbone all’angolo. […] L’idea dell’America è così bella perché quanto
più una cosa è livellata tanto più è americana.” Così con le opere di
Warhol ogni persona potrà avere la sua Coca-cola (“Five Coke bottles”, 1962),
la sua Marilyn (“Marilyn”, 1967) e la sua zuppa (“Big Campbell’s soap”,
1962).
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Big Campbell’s soap
(1962) |
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Brillo Boxes (1969) |
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Marilyn |
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Liz Taylor |
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