Sono andata a visitare “Da Trieste alla Luna in stereo3D: vedere il mondo e restargli
nascosto”… se siete a Trieste o vi trovate nei paraggi, fino al 19 febbraio
2017 a Palazzo Gopcevich (palazzo storico, costruito tra il 1847 e il 1850 su
progetto di Giovanni Berlam in
puro stile eclettico, che si affaccia sul Canale) potrete ammirare una mostra fotografica
che considero interessante e divertente.
Ben strutturata, si possono non solo ammirare fotografie
esposte alle pareti ma anche, attraverso l’uso di semplici e maneggevoli
occhialini, guardare molte fotografie in stereoscopia.
Inoltre, molto importante, si può comprendere la storia di
questa tecnica nonché divertirsi a leggere riproduzioni di un giornale
dell’epoca. Si tratta de “Il Diavoletto”,
primo periodico illustrato triestino, uscito dalla tipografia del Lloyd
Austriaco nel 1848 che sarà stampato fino al 1870, il quale si
definisce “diabolico, politico,
umoristico, comico, critico e se occorre pittorico”. Gli annunci
pubblicitari che forniscono servizi fotografici e strumentazione
all’avanguardia sono davvero spassosissimi…
“Stereoscopi
acromatici (con quattro lenti, costruiti dal sottoscritto) i quali
rappresentano l’oggetto in forma e grandezza naturale. Il più interessante di
quest’avviso è, che il sottoscritto acquistò (en bloc) da uno dei primarii
fotografi di Parigi, il quale ritrasse dal commercio, una fortissima partita di
vedute in vetro, carta laminata argentata d’ogni qualità, al 50 per cento sotto
il prezzo finora praticato, e ad eguali prezzi verrà il tutto venduto tanto al
minuto che all’ingrosso. Chi desidera acquistare roba scelta e buonissimi
prezzi, tali che nessuno può certissimo fare, è pregato di portarsi dal
sottoscritto”… questo un esempio di pubblicità dell’epoca.
Ma cos’è la stereoscopia? Molti tra gli appassionati di
fotografia lo sapranno ma per i non fotografi proverò a darne la spiegazione. E’
l’antesignana, l’anticipatrice del 3D… infatti attraverso l’uso di un apposito
strumento chiamato stereoscopio e coppie di fotografie, leggermente diverse tra
loro, è possibile dare ad una immagine piana l’effetto della tridimensionalità,
in analogia alla visione binoculare del nostro sistema visivo. L’invenzione dello
stereoscopio, nel 1832, si deve a Sir Charles
Wheatstone ma il brevetto risale al 1838 (pertanto antecedente rispetto
al 7 gennaio del 1839 data in cui fu resa pubblica l’invenzione del
dagherrotipo all’Accadémie des
Sciences). In pratica per ottenere l’effetto desiderato occorre fare in modo
che, simultaneamente, ogni occhio veda una sola immagine e che la distanza tra
le due deve essere pari alla distanza tra le pupille (distanza inter-pupillare
che nell’uomo è circa 6 cm), in questo modo il nostro cervello è in grado di
ricostruire una sola immagine.
Le prime immagini sono uniche, non riproducibili, ma a
partire dalla fine del 1800 si assiste alla loro diffusione: fotografie stereoscopiche
su cartoncini di piccole dimensioni che rappresentano principalmente paesaggi e
monumenti destinati ai turisti ma anche soggetti naturalistici e didattici,
nonché immagini erotiche da collezione.
Nella mostra si possono ammirare vedute e palazzi di
Trieste, le città italiane del Grand Tour
e poi l’Europa, l’Oriente, l’Occidente e persino “Il bacio nella luna” di
Filippo Zamboni.
Sono visibili anche diversi tipi di stereoscopi ed è
possibile osservare un panorama tridimensionale attraverso gli oculari di uno “stereoscopio di legno a colonna da tavolo”
prodotto dall’ottico di Trieste Giacomo Weiss (ante 1904).
Trieste - Palazzo Gopcevich – Sala Selva, via Rossini 4
(Area Cultura Fototeca dei Civici Musei di storia e Arte)
Dal 21 dicembre 2016 al 19 febbraio 2017
Martedì-Domenica dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (Lunedì
chiuso)
Ingresso gratuito
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