martedì 24 gennaio 2017

Mostra fotografica: "Da Trieste alla Luna in stereo3D: vedere il mondo e restargli nascosto"

Sono andata a visitare “Da Trieste alla Luna in stereo3D: vedere il mondo e restargli nascosto”… se siete a Trieste o vi trovate nei paraggi, fino al 19 febbraio 2017 a Palazzo Gopcevich (palazzo storico, costruito tra il 1847 e il 1850 su progetto di Giovanni Berlam in puro stile eclettico, che si affaccia sul Canale) potrete ammirare una mostra fotografica che considero interessante e divertente.
Ben strutturata, si possono non solo ammirare fotografie esposte alle pareti ma anche, attraverso l’uso di semplici e maneggevoli occhialini, guardare molte fotografie in stereoscopia.
Inoltre, molto importante, si può comprendere la storia di questa tecnica nonché divertirsi a leggere riproduzioni di un giornale dell’epoca. Si tratta de “Il Diavoletto”, primo periodico illustrato triestino, uscito dalla tipografia del Lloyd Austriaco nel 1848 che sarà stampato fino al 1870, il quale si definisce “diabolico, politico, umoristico, comico, critico e se occorre pittorico”. Gli annunci pubblicitari che forniscono servizi fotografici e strumentazione all’avanguardia sono davvero spassosissimi…
“Stereoscopi acromatici (con quattro lenti, costruiti dal sottoscritto) i quali rappresentano l’oggetto in forma e grandezza naturale. Il più interessante di quest’avviso è, che il sottoscritto acquistò (en bloc) da uno dei primarii fotografi di Parigi, il quale ritrasse dal commercio, una fortissima partita di vedute in vetro, carta laminata argentata d’ogni qualità, al 50 per cento sotto il prezzo finora praticato, e ad eguali prezzi verrà il tutto venduto tanto al minuto che all’ingrosso. Chi desidera acquistare roba scelta e buonissimi prezzi, tali che nessuno può certissimo fare, è pregato di portarsi dal sottoscritto”… questo un esempio di pubblicità dell’epoca.
Ma cos’è la stereoscopia? Molti tra gli appassionati di fotografia lo sapranno ma per i non fotografi proverò a darne la spiegazione. E’ l’antesignana, l’anticipatrice del 3D… infatti attraverso l’uso di un apposito strumento chiamato stereoscopio e coppie di fotografie, leggermente diverse tra loro, è possibile dare ad una immagine piana l’effetto della tridimensionalità, in analogia alla visione binoculare del nostro sistema visivo. L’invenzione dello stereoscopio, nel 1832, si deve a Sir Charles Wheatstone ma il brevetto risale al 1838 (pertanto antecedente rispetto al 7 gennaio del 1839 data in cui fu resa pubblica l’invenzione del dagherrotipo all’Accadémie  des Sciences). In pratica per ottenere l’effetto desiderato occorre fare in modo che, simultaneamente, ogni occhio veda una sola immagine e che la distanza tra le due deve essere pari alla distanza tra le pupille (distanza inter-pupillare che nell’uomo è circa 6 cm), in questo modo il nostro cervello è in grado di ricostruire una sola immagine.
Le prime immagini sono uniche, non riproducibili, ma a partire dalla fine del 1800 si assiste alla loro diffusione: fotografie stereoscopiche su cartoncini di piccole dimensioni che rappresentano principalmente paesaggi e monumenti destinati ai turisti ma anche soggetti naturalistici e didattici, nonché immagini erotiche da collezione.
Nella mostra si possono ammirare vedute e palazzi di Trieste, le città italiane del Grand Tour e poi l’Europa, l’Oriente, l’Occidente e persino “Il bacio nella luna” di Filippo Zamboni.
Sono visibili anche diversi tipi di stereoscopi ed è possibile osservare un panorama tridimensionale attraverso gli oculari di uno “stereoscopio di legno a colonna da tavolo” prodotto dall’ottico di Trieste Giacomo Weiss (ante 1904).

Trieste - Palazzo Gopcevich – Sala Selva, via Rossini 4
(Area Cultura Fototeca dei Civici Musei di storia e Arte)
Dal 21 dicembre 2016 al 19 febbraio 2017
Martedì-Domenica dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (Lunedì chiuso) 
Ingresso gratuito

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