Nel periodo
compreso tra il 1880 ed il 1910, in pieno clima Simbolista, si sviluppa l’Art
Nouveau. Questo movimento, che si diffonde in tutta Europa e non
solo, prende nomi differenti: Liberty in Inghilterra, Secessione in Austria,
Jugendstil in Germania, Modernismo in Spagna, Floreale in Italia ed Art Nouveau
in Francia ed in Belgio. La sua caratteristica principale è quella di
interessare non solo la pittura e la decorazione ma anche l’architettura e le
arti applicate. Inoltre, sono fondamentali il rapporto tra forma e funzione, l’utilizzo
di nuove tecniche di produzione industriale (ferro, vetro, cemento), l’eleganza
decorativa, l’uso degli elementi lineari in particolare la linea curva definita
“a colpo di frusta”. Inoltre trae ispirazione dalle forme della natura e delle
forme vegetali. Tutto questo concorre nel creare uno stile completamente nuovo che
porta alla definizione di una nuova progettazione che possiamo definire “design”,
ossia alla qualità del prodotto industriale. Questo aspetto era già stato in
parte considerato dal movimento inglese delle “Arts and Crafts” (Arti e Mestieri),
con a capo William Morris, che aveva posto l’accento sulla libera creazione
dell’artigiano, come unica alternativa alla produzione in serie di oggetti di
dubbio valore estetico. La conseguenza di questo la troviamo proprio nell’Art
Nouveau che risolve il problema della qualità del prodotto industriale agendo a
livello della qualità progettuale. Ma questo movimento è influenzato anche
dalle Grottesche per i loro elementi floreali ed animali (un esempio la
libellula), gli ibridi e le chimere (un esempio le donne-farfalla). Non si
possono non ricordare, e non vederne le contaminazioni, i Preraffaelliti con i
loro elementi pittorici e simbolico-figurativi. Oltre a Dante Gabriel Rossetti,
John Everett Millais e John William Waterhouse di fondamentale importanza è il
già menzionato William Morris che con i suoi tessuti decorati anticipa molte
delle figure rappresentate. Anche il giapponismo ha una notevole importanza, per
le sue linee essenziali, stilizzate e bidimensionali. Infine, ovviamente il
Simbolismo. Molto importante è la rivista “Ver Sacrum” (La primavera sacra. La
scritta, in oro, la troviamo anche sulla facciata del palazzo della secessione)
fondata a Vienna nel gennaio 1898 e pubblicata in tiratura periodica fino al
1903. Centoventi fascicoli considerati, ognuno, un’opera d’arte totale. La struttura è
innovativa grazie al formato, quadrato
ed all’immagine geometrica. Decori, colori, caratteri tipografici, illustrazioni,
testo sono una fusione armoniosa di tutte le arti. Il Palazzo della
secessione (che rappresenta il manifesto di questo movimento artistico) si
trova a Vienna ed è stato costruito tra il 1897 ed il 1898 dall’architetto
Joseph Maria Olbrich, come sede per le esposizioni degli artisti della
Secessione viennese. La pianta parte
da un quadrato composto da pareti lisce e quasi disadorne con un fregio
floreale con foglie dorate ed una scritta che è il motto della Secessione: “Al
tempo la sua arte, all'arte la sua libertà” (Der Zeit ihre Kunst / der
Kunst ihre Freiheit) poi rimosso dai nazisti nel 1938. Elemento di grande
novità decorativa è la cupola traforata, quasi sferica, composta da migliaia di foglie di alloro (che
simboleggiano la consacrazione ad Apollo, dio delle arti) in rame ricoperto da lamine d'oro, la cui
lucentezza contrasta con le pareti semplicemente intonacate di bianco. Edificio
rigoroso, in controtendenza con le architetture eclettiche in voga a quel tempo
ma ricco di elementi decorativi. Tra le opere esposte
all'interno del Palazzo, la più famosa è il Fregio di Beethoven (1902) di G. Klimt.
Nel campo pittorico dobbiamo citare artisti quali
Gustav Klimt (inizialmente faranno parte della Secessione anche Egon Schiele ed Oskar Kokoschka - suoi
allievi - che però se ne allontanano per fare parte dell’Espressionismo),
Alfons Mucha e Aubrey Beardsley. Tra gli architetti alcuni nomi importanti sono
Otto Wagner, Joseph Maria Olbrich, Victor
Horta ed Antoni Gaudì. Tra i designer Louis Comfort Tiffany a New York ed Émile
Gallé in Francia.
Gustav
Klimt (1862-1918): uno dei nomi più famosi ed importanti della
Secessione viennese di cui nel 1897 fu tra i fondatori e primo presidente. La
pittura, che di questo artista ecclettico viene ricordata, è quella in cui la sua personalità comincia ad
acquisire un’importante cifra stilistica partecipando attivamente al clima
simbolista europeo. Donne emaciate, mortifere, figure piatte e stilizzate,
linee eleganti, decorativismo, preponderante utilizzo di oro con una forte
valenza espressiva. Questo periodo dura dal 1901 al 1909 dopo il quale segue un
periodo di crisi esistenziale ed artistica che porta ad una nuova fase
artistica. Scomparsi gli ori e le eleganti linee liberty, nei suoi quadri
diventano protagoniste campiture di colore acceso e vivace. Questa fase è influenzata
dalla pittura espressionista (1905-1919) che già da qualche anno era presente
in Germania. Klimt ne viene a contatto attraverso l’attività dei suoi due
allievi: Egon Schiele e Oscar Kokoschka. In Klimt la donna occupa un posto di
primaria importanza, E’ una donna fatale (tipico elemento Simbolista) che
raffigura amore e morte, salvezza e perdizione ed assume un ruolo di
superiorità rispetto all’uomo. Supremazia che si rivela nelle sensazioni
interiori e non nelle azioni.
Giuditta I (1901): Il quadro è considerato come la prima opera
del periodo aureo (ci sono due versioni, la seconda è del 1909). Il soggetto,
che ha un taglio verticale mostrando la figura quasi per intero, è una
rivisitazione della storia biblica di Giuditta e viene usato come la metafora
del potere di seduzione delle donne con la conseguente esaltazione della donna
fatale e del rapporto amore-morte. Interessante la cornice in rame sbalzato (in
chiaro stile secessionista) che è stata realizzata dal fratello, scultore e
cesellatore.
Le tre età della donna (1905): conservato
nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Rivisitazione simbolica delle
fasi della vita della donna: l'infanzia, la maternità e la vecchiaia. Dalla
neonata abbandonata in un sonno tranquillo, in braccio alla madre, si passa
attraverso la giovane figura femminile al centro della scena; simboleggia, e ne
è allegoria, del momento della procreazione. E’ posta di fronte con il capo
reclinato verso la figlia, e con un’espressione serena. Quasi una figura sacra.
Poi si arriva alla donna scura, di profilo, con le mani accanto al volto,
simbolo non solo della vecchiaia ma anche della paura della morte. Le figure
sono asciutte e sintetiche. Presente anche il decorativismo sullo sfondo.
Il bacio (1907): forse il quadro più famoso di Klimt. Le
figure presenti sono un uomo ed una donna inginocchiati nell’atto di
abbracciarsi. Ci sono ancora un prato ricco di fiori colorati ed un fondo
dorato senza profondità spaziale. L’aspetto è bidimensionale. Delle due
figure, le uniche parti realizzate in maniera naturalistica sono i volti, le
mani e le gambe della donna. Per il resto sono interamente coperte da vesti
riccamente decorate. Quella dell’uomo è realizzata con forme rettangolari
erette in verticale, mentre la veste della donna è decorata con forme curve
concentriche. La differente geometria delle due vesti è espressione della differenza
simbolica tra i due sessi. La donna con il viso piegato ha gli occhi chiusi ed
un’espressione estatica. È proprio il volto della donna che dà al quadro un
aspetto di grande sensualità.
Danae (1907-08): qui
l’autore riprende la mitologia greca e rappresenta, sì una fanciulla che si
identifica con la propria sessualità, ma lo sguardo sereno e la posizione
fetale durante il sonno, i capelli rossi e il velo decorato che sembra la
abbraccino, danno armonia e pace. La storia mitologica viene ripresa con la
pioggia d’oro sulla destra del dipinto; Danae era la madre di Perseo, figlio
avuto da Zeus che la trasformò in pioggia d’oro, appunto.
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Giuditta I (1901) |
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Il bacio (1907) |
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Le tre età della donna (1905) |
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Danae (1907-1908) |
Alfons Maria Mucha (1860-1939): pittore e grafico della Repubblica
Ceca. È stato uno dei più importanti artisti dell’Art Nouveau. Se pensiamo a
lui ricordiamo i suoi colorati ed eleganti poster pubblicitari. La struttura
verticale è comune a tutti: è presente il nome del prodotto da pubblicizzare ma
il ruolo centrale ce l’ha il resto del manifesto riempito da motivi floreali e
ornamentali (boccioli, viticci, simboli, arabeschi) al cui centro emerge una figura
femminile leggiadra, bella ed ammaliatrice. Ricchi gli abiti e folti capelli.
L’atmosfera è sottolineata dalla policromia degli ornamenti delle fanciulle e
dallo sfondo carico di colore e di toni dorati, che suggeriscono un'atmosfera
lussuosa e decadente. Molti di questi manifesti raffigurano l'attrice Sarah
Bernhardt. Ma si occupa anche di fotografia come
autodidatta (non ha mai aderito a nessun gruppo fotografico). Le prime
fotografie risalgono al periodo trascorso a Monaco e a Vienna, interessanti
sono quelle scattate a Parigi (si compra una macchina fotografica tutta sua
nel 1890, prima usava macchine in prestito): autoritratti, anche in abiti
tradizionali russi, e modelle così da ottenere bozzetti da usare eventualmente
in dipinti o manifesti.
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Cartelloni per pubblicitari |
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Modella fotografata nel 1920 |
Antoni Gaudí y Cornet (1852-1926): architetto spagnolo massimo esponente
del modernismo di cui condivideva l’ideologia e la tematica aggiungendo
una sua nota stilistica personale basata su l’uso di forme naturali e
particolari realizzate utilizzando diversi materiali (mattoni, pietra,
ceramica, vetro, ferro). Presenti motivi simbolici. La sua architettura, legata
quasi completamente al capoluogo catalano,
molto complessa, crea un organismo che deve sottostare alle leggi della
natura. Viene qui ripreso il concetto del fitomorfismo, ossia che la natura non
va copiata ma capita. Importante la lavorazione artigianale. Nel
1883 diventa architetto della Sagrada Familia che, tutt’ora in costruzione, lo
ha tormentato fino alla morte sopraggiunta perché investito da un tram. Il suo
aspetto era così trasandato da renderlo irriconoscibile, in un primo momento,
ai soccorritori. Altre case sono molto particolari ed importanti e tra queste
ricordiamo: la casa Milà (1906-1912), la casa Batllò (1904-1906) ed il parco
Guell (1900-1914) in cui natura e scultura si fondono con grande maestria
artigianale.
DA NON PERDERE!!!!
RispondiEliminaPer chi è interessato: Presso il Museo di Santa Chiara in Gorizia (Corso Verdi n. 18) il 16 dicembre 2016 è stata inaugurata la mostra “Nel segno di Klimt. Gorizia salotto mitteleuropeo fra tradizione e modernità”.
La mostra rimarrà aperta fino al 26 Marzo 2017.
Orari di apertura
venerdì e sabato: 10.00-13.00; 15.30-19.00
domenica e festivi: 10.00-13.00; 15.30-19.30
L'ingresso è gratuito.
Nuova mostra, da non perdere!
RispondiEliminaA Trieste dal 23 Giugno 2017 al 7 Gennaio 2018 - presso il Castello di Miramare (due sedi espositive: le Scuderie ed il museo storico del castello) - una mostra dedicata al Liberty: “Il Liberty e la rivoluzione europea delle arti. Dal Museo delle Arti Decorative di Praga”.
Per avere maggiori dettagli relativi alla mostra di Trieste, questo il link: http://www.castellomiramare.org/