Il post-impressionismo non è definibile come movimento artistico. In effetti è un’etichetta
che viene utilizzata per racchiudere il periodo che va dagli ultimi vent’anni
dell’800 agli inizi del 900 quando alcuni artisti che, avendo in comune l’allontanamento
dall’impressionismo e dal naturalismo, danno vita ad opere dallo stile non
omogeneo. Siamo di fronte ad un’arte che comunica e non riproduce la realtà
visibile. La conseguenza di questo nuovo atteggiamento e di questa nuova
funzione dell’arte porteranno all’Espressionismo da un lato e all’Astrattismo
(la definitiva rottura con il reale e la sua rappresentazione) dall’altro. I
maggiori rappresentanti di questo cambiamento sono Van Gogh, Gauguin e Munch
(considerati i padri dell’Espresisonismo) ma anche Toulouse-Lautrec, Seurat e Cézanne.
Le motivazioni all’origine dell’opera di questi pittori sono molto diverse,
così come sono diversi i risultati ai quali giungono sia da un punto di vista
di tecnica che di contenuto.
Vincent
Van Gogh (1853-1890): di origine
olandese, rappresenta il pittore maledetto per antonomasia. Dipinge per soli
dieci anni e nelle sue opere emergono l’ansia, il tormento, il dramma e
l’angoscia esistenziale, passando attraverso una pittura caratterizzata dai
colori cupi de “I mangiatori di patate” e delle “scarpe” a quelli accesi del
periodo trascorso in Francia, in particolar modo ad Arles. L’opera “I
mangiatori di patate” (1885) fa parte della prima fase pittorica di Van Gogh ed
è il periodo che coincide con la sua vocazione religiosa, i colori sono scuri e
brunastri. Rappresentando una stanza, poco illuminata, con una famiglia seduta
intorno ad un tavolo davanti ad una misera mensa, non è una denuncia sociale
ma vuole esprimere unicamente la sua profonda solidarietà con i contadini che con
umiltà e fierezza, allo stesso tempo, consumano i cibi che hanno prodotto con
il loro lavoro. Un anno dopo nel 1886 dipinge “Un paio di scarpe” il cui
soggetto sono appunto un paio di logori scarponi da lavoro che hanno lo stesso
stile e lo stesso significato dell’opera menzionata in precedenza.
Simboleggiando il lavoro e la fatica rappresentano allo stesso tempo la forza e
la dignità delle operose persone che li hanno indossati. Completamente differenti
le opera più note di Van Gogh, quelle in cui il giallo e le sue sfumature la
fanno da padrone. Si assiste alla comparsa di un tratto nervoso, un cromatismo
violento, un colore puro, accecante, che
trasmette la sua sensibilità ma soprattutto le sue ossessioni per arrivare ad
una esasperazione quasi allucinata. Oltre ai famosi Girasoli (che dipinge in
serie) sono importanti “Esterno il caffè
di notte” (1888), “Notte stellata sul Rodano” (1888) “Notte stellata” (1889) e
dello stesso periodo “Covoni in Provenza”, “Campo di grano con seminatore e
sole che tramonta”, “La camera di Arles”, “Caffè di notte ad Arles”, “La casa
gialla” e molti altri ancora.
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Un paio di scarpe (1886) |
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Notte stellata (1889) |
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Caffè di notte ad Arles (1888) |
Paul
Gauguin (1848-1903): è un pittore
francese noto soprattutto per le sue fughe nelle isole del Pacifico del Sud.
Nato a Parigi la sua vita è divisa tra Francia, Danimarca e paesi come Panama,
Martinica e Tahiti. Al pari dei suoi contemporanei e conterranei usa la pittura
per esprimere il suo malessere, alla continua ricerca di una soluzione
all’insoddisfazione. Il suo fuggire dal mondo occidentale verso i paradisi
esotici, in fondo, altro non è che la metafora, non finta ma reale, della
continua ricerca della serenità. Inizialmente, tra il 1879 e il 1886, espone le
sue opere nelle mostre degli impressionisti ma in seguito, superando gli
sviluppi pittorici tipici di questa corrente, elabora una pittura più profonda
sul piano espressivo dando un importante contributo alla pittura simbolista.
La tela di dimensioni monumentali dal titolo
“Da dove
veniamo? Che siamo? Dove andiamo?” (1897), costituisce una sorta di
testamento spirituale di Gauguin che stanco, deluso e avvilito, decide di
suicidarsi, dopo aver dipinto il quadro. Il suo fu probabilmente il gesto
finale e categorico per tentare di fuggire veramente dalla realtà. Il suicidio
però non riuscì. Già dal titolo, che pone tre fondamentali quesiti
esistenziali, si comprende come la sua pittura, basata su figure mistiche e
primitive, se pur d’impatto decorativo, dovuto all’utilizzo di colori puri e
delineati, non si limita all’esteriorità, ma cerca di scavare nel profondo
della dimensione umana. Il quadro, orizzontale, deve essere letto da destra
verso sinistra. Attraverso questo percorso, che avviene in un giardino, che
potrebbe essere l’Eden, le figure rappresentate indicano le "Allegorie
delle età della vita" (da notare le somiglianze con il quadro di Klimt,
“Le tre età della donna” 1905). Dal neonato nell’angolo a destra si arriva alla
donna scura a sinistra passando attraverso le varie stagioni della vita. La
donna al centro che raccoglie i frutti di un albero, e che divide il quadro in
due, simboleggia, e ne è allegoria, del momento della procreazione. La donna in
fondo a sinistra, nella sua posizione fetale con le mani accanto al volto, è
simbolo non solo della vecchiaia ma soprattutto della paura della morte. In
quest’opera viene evidenziato il senso di inquietudine, instabilità, fragilità
dell’uomo e dell’autore stesso.
Edvard Munch (1863-1944): nasce in
Norvegia e svolge la sua attività soprattutto ad Oslo. Nella sua pittura vengono
anticipati tutti i grandi temi dell’Espressionismo: l’angoscia esistenziale, la
crisi dei valori etici e religiosi, la solitudine umana, la morte, l’incertezza
del fututo e l’imbarbarimento della società borghese e militarista (dal punto
di vista storico ricordiamo le due guerre mondiali e tutto ciò che ne è
collegato). Tutta la sua opera è segnata dall’ossessione nei confronti della
sorella malata che egli ritrae in molti dei suoi dipinti. Colori, espressioni e
soggetti esprimono inquietudine e disperazione. Isolamento. Impossibilità di
salvezza. Sogni ed incubi. Al pari degli altri pittori espressionisti è stato
perseguitato dal regime nazista che dichiarò la sua opera “arte degenerata”.
Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901):
vive la sua
vita bohemien nel pittoresco e malfamato quartiere parigino di Montmartre -
mondo equivoco fatto di bordelli e locali notturni - tra ballerine e prostitute
che rappresentano i principali soggetti dell’artista. Attraverso le sue opere
possiamo comprendere con chiarezza quel mondo trasgressivo e sregolato. Muore
all’età di trentasette anni per problemi di alcolismo. Bravo disegnatore
utilizza quella che viene definita “linea funzionale” grazie alla quale è in
grado di disegnare con precisione ed espressività (importante la ricerca
cromatica oltre che di segno deciso) forme, corpi e spazio. Altra sua
caratteristica, che sarà poi sviluppata con il Liberty, è quella del manifesto
d’autore soprattutto in occasione di spettacoli teatrali e di cabaret.
Toulouse-Lautrec è una sorta di pubblicitario dell’epoca (da vedere le
somiglianze e le differenze con Mucha).
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Jane Avril (1893) |
Georges Seurat (1859-1891): è il pittore
che porta all’estremo la tecnica pittorica degli impressionisti e lo fa scientificamente,
utilizzando puntini di colori primari complementari accostati tra loro ad una
specifica distanza, mai sovrapposti (da qui il termine di Puntinismo o
Pointillisme). Si basa sulla teoria che i colori vicini si influenzano vicendevolmente aumentando
la luminosità. Una
caratteristica dei dipinti di Seurat è l’immobilità e la staticità dei soggetti
e delle scene raffigurate (differenza importante rispetto all’impressionismo).
Una sorta di tempo congelato. La sua opera più famosa è “Una domenica
pomeriggio all’isola della Grande Jatte” (1886).
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Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte (1886) |
Paul Cézanne (1839-1906): pittore
francese che pur nascendo nella culla degli impresisonisti (partecipa infatti alla
prima mostra, quella del 1874 presso lo stidio del fotografo Nadar) ha un
rapporto distaccato da questo movimento e viene considerate il padre del
cubismo. In effetti mentre gli impressionisti sono interessati ai fenomeni
percettivi della luce e del colore, Cézanne cerca di sintetizzare le forme e lo
spazio mediante l’utilizzo del solo colore, non perdendo di vista la realtà. Da
qui il passo verso il cubismo sarà breve. (Da vedere anche il post relativo
all’impressionismo).
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