Uno dei temi analizzati dalla filosofia e dalla
psicologia (ma non solo) è senza dubbio il trascorrere del tempo, inteso come
passaggio attraverso le diverse fasi della vita che, da quella di crescita
(infanzia, fanciullezza, adolescenza) attraverso la giovinezza e la maturità, portano
alla vecchiaia, l’età più critica,
spesso associata alla decadenza sia fisica che mentale, ma anche simbolo di
saggezza. Tra le età dell’uomo,
quest’ultima, è la sola che non ha una fase successiva, può solo
prolungarsi e portare alla conclusione della vita. Anche la storia dell’arte ne
tratta e, sia in pittura che in fotografia, possiamo trovare diversi esempi in
cui le molteplici età dell’uomo sono “fermate” in un’immagine. Analizzando
alcune fotografie osserviamo come autori famosi attraverso ritratti di famiglia
o fotografie di strada si occupano di questo tema. Tra questi, due americani: Lewis
Hine e la fotografia del 1908 che ha come titolo “Millworkers in Salisbury” e Dorothea
Lange con il suo lavoro “Impounded” (ossia “sotto sequestro” - 1942) in cui ritrae una
famiglia orientale in attesa di un bus. Interessante il siciliano Giovanni
Verga (scrittore di romanzi appartenente alla corrente del verismo in Italia,
ma anche bravo, seppur non troppo noto, fotografo) che nel 1878 realizza la sua
prima fotografia di un nucleo familiare a Catania. E poi Robert Frank con “Canal
street a New Orleans” (1955) che riesce a cogliere il momento in cui in una
strada affollata passano persone di tutte le età. Nel 1965 Gianni Berengo
Gardin ci presenta 15 figure, nel comune laziale di Oriolo Romano, in una
fotografia passata alla storia. Joyce Tenneson con i suoi corpi delicati ed
eterei ci mostra una versione più sognante e forse meno cruda del trascorrere
del tempo e delle “trasformazioni”, come dice il titolo del volume da cui è
tratta la fotografia “Un uomo e due donne” (1988).
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Lewis Hine Millworkers in Salisbury (1908) |
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Dorothea Lange Impounded (1942) |
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Giovanni Verga (1878) |
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Robert Frank Canal street a New Orleans (1955) |
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Gianni Berengo Gardin (1965) |
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Joyce Tennyson Un uomo e due donne (1988) |
Differenti, ma sempre riguardanti
le fasi della vita, alcune fotografie di Christopher Broadbent, nato a Londra e
specializzato in nature morte in cui le composizioni ricordano gli antichi
pittori del seicento-settecento. In alcuni casi ci mostra vasi di fiori (“Flowers”
2012-2013), elementi simbolici
correlati alla caducità della vita e al senso di precarietà, simboli che rappresentano
la labilità della bellezza, per definizione destinata inevitabilmente a
deperire. Descrive le tre età: i boccioli della giovinezza, i fiori
sbocciati per la maturità e quelli appassiti con i petali caduti a
rappresentare la stanchezza e l’invecchiamento.
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Christopher Broadbent Flowers (2012-2013) |
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Edouard Manet Vaso di peonie su piedistallo (1864) |
Viene spontaneo pensare al
dipinto “Vaso di peonie su piedistallo” (1864) di Edouard Manet, precursore
degli impressionisti e anche grande interprete della natura morta, che raffigura
un piccolo vaso di ceramica con un
mazzo di fiori rosa e rossi, in mezzo a foglie verdi. Uno stelo è caduto sul
piano del tavolo, dove giacciono anche alcuni petali.
Non si possono non
menzionare i dipinti, già analizzati, di Paul Gauguin (“Chi siamo? Da dove
veniamo? Dove andiamo?” - 1897; vedere post http://monicamazzolini.blogspot.it/search?q=gauguin)
e Gustave Klimt (“Le tre età della donna” - 1905; vedere post http://monicamazzolini.blogspot.it/search?q=klimt).
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Paul Gauguin Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? (1897) |
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Gustave Klimt Le tre età della donna (1905) |
Anche Pablo Picasso ci regala una sua interpretazione del tema con “Nus
masculins (Le tre fasi dell'uomo)” datato 1942. Interessante l’analisi di
Vincent van Gogh (“I bevitori” o Le quattro età dell’uomo - 1890) che ci
mostra il bambino intento a bere un bicchiere di latte, il giovane che beve
acqua e altre due figure con un bicchiere di vino. Andando indietro nel tempo
troviamo il dipinto “Le tre età dell'uomo” di Giorgione (1501) e di Tiziano
Vecellio (1512); Van Dyck ne rappresenta quattro (“Le quattro età dell'uomo”
1621-1625) come del resto fa anche Valentine de Boulogne nel 1627. Hans Baldung
Grien oltre all’infanzia, all’età matura ed alla vecchiaia aggiunge anche la
morte (“La Morte e le tre età dell’uomo” - 1540) e infine, ancora Tiziano che
si autoritrae nel dipinto “Allegoria della prudenza” (o le tre età dell'uomo; 1565-1570).
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Pablo Picasso Nus masculins (Le tre fasi dell'uomo) 1942 |
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Vincent van Gogh I bevitori (Le quattro età dell’uomo) 1890 |
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Giorgione Le tre età dell'uomo (1501) |
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Tiziano Le tre età dell'uomo (1512) |
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Hans Baldung Grien La morte e le tre età dell'uomo (1540) |
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Van Dyck Le quattro età dell'uomo (1621-1625) |
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Tiziano Allegoria della prudenza (Le tre età dell'uomo) (1565-1570) |
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Valentine de Boulogne Le quattro età dell'uomo (1627) |
Nelle differenti fasi si passa attraverso la mancanza di
ricordi e la completa dipendenza dai genitori, al momento in cui si ha coscienza
di sè e ci si muove in maniera autonoma all’interno della società (un’età in
cui si commettono errori perché spinti dall’impeto del desiderio e dalla curiosità,
ma non si ha la consapevolezza delle conseguenze delle azioni). Si arriva,
passando prima per l’età adulta (con il raggiungimento della pienezza fisica e
mentale), alla maturità durante la quale grazie all’esperienza ci si assesta. Infine sopraggiunge l’età più critica, la senilità. E’
possibile riassumere tutto questo attraverso l’enigma - tratto dalla mitologia
greca - che la Sfinge pone ad Edipo: “Qual’è
quell’animale sulla terra che il mattino va con quattro piedi, a mezzogiorno
con due e la sera con tre ed ha una sola voce, ed è l'unico, tra coloro che si
muovono, a cambiare la propria natura, ma quando per camminare usa più piedi la
sua velocità in proporzione diminuisce? Edipo risponde: è
l'uomo, che da bambino cammina carponi; divenuto maturo cammina ritto su due
piedi, e da vecchio per camminare deve servirsi di un bastone come sostegno”.