L’impressionismo
è un movimento pittorico francese che nasce a Parigi intorno al 1860 e
termina intorno al 1890. Deriva direttamente dal realismo e come questo s’interessa
soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana; non ne condivide,
tuttavia, l’impegno ideologico e politico, non si occupa dei problemi ma solo
dei lati gradevoli della società, ha un atteggiamento positivo. La tecnica
impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà
sensibile. Non quello che l’occhio guarda ma quello che i sentimenti e le
sensazioni vedono e percepiscono. La caratteristica principale è quella di
dipingere “en plein air” (all’aria aperta) con la predilezione per la
rappresentazione del paesaggio e dei soggetti urbani alla luce naturale del
sole, nelle diverse ore della giornata e nelle diverse stagioni (tutti o quasi
tutti gli autori hanno dipinto la neve). Gli impressionisti hanno osservato che
la luce è mutevole e pertanto anche i colori sono soggetti a continue
variazioni che possono essere colte solo con una veloce stesura dell’opera. Caratteristiche
sono le pennellate rese possibili dall’utilizzo di pennelli piatti (usati in
pittura per la prima volta, fino a questo momento infatti si usavano solo
pennelli rotondi) e da colori in tubetto facilmente trasportabili (anche in
questo caso sono pionieri). L’impressionismo cerca di catturare l’attimo
fuggente e i suoi colori attraverso la luce; nè sono massima espressione le
numerose versioni della Cattedrale di Rouen (Monet, 1892-1894). I colori posti
su una tela agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si
mischiano e si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento è proprio
evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle tele la stessa
intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà (utilizzano
solo colori puri; non diluiscono i colori per realizzare il chiaro-scuro, che
nelle loro tele è assente; accostano colori complementari per esaltare la
sensazione luminosa; poco usato il nero; le ombre sono colorate). Nel 1873 nasce la Societè anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs.
Boicottati dal Salon Ufficiale
parigino, l'anonimo gruppo, guidato da Claude
Monet e composto tra gli altri da Cezanne, Degas, Pissarro e Renoir, sfida
la massima istituzione artistica francese organizzando una mostra in proprio.
Un gesto di rottura in linea con la portata rivoluzionaria della loro tecnica
pittorica, che mette in discussione i canoni classici. Il 15 aprile del 1874 viene inaugurata la prima
mostra presso il Boulevard des Capucines, 35 a Parigi nello studio del
fotografo Felix Nadar. In totale le mostre saranno otto, l’ultima nel 1886, che
decreterà la fine dell’impressionismo. Con Monet finisce il tempo di
rappresentare con la pittura quello che ci circonda, facendone un’esatta copia,
con Monet inizia il tempo di descrivere il mondo come lo si intuisce,
attraverso la rappresentazione delle sensazioni ottiche, percorso che era
iniziato qualche anno prima con Edouard Manet (il più grande interprete della
pittura pre-impressionista) e che termina con Cezanne, la cui opera è quella
che per prima supera l’impressionismo degli inizi.
Édouard Manet (Parigi 1832-Parigi 1883) è stato
un pittore francese annoverato tra il gruppo degli impressionisti. Meglio ancora identificabile
come il precursore dell’impressionismo, come l’anticipatore di questo
movimento. Egli non partecipò mai alle loro esposizioni ma tentò per tutta la
sua carriera di essere ammesso al Salon Ufficiale di Parigi con lo scopo di
ottenere un rinnovamento della pittura all’interno delle istituzioni
accademiche. Le opere che, per il soggetto raffigurato, suscitarono scandalo
sono “Colazione sull’erba” (1863) e “Olympia” (1863).
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Colazione sull'erba (1863) |
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Olympia (1863) |
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Il bar delle Folies-Bergère (1881-82) |
In queste tele mancano il
chiaroscuro e la prospettiva. Vengono utilizzate macchie di colori puri stesi uniformeme. Caratteristiche tipiche dell'impressionismo. In “Colazione sull’erba”, la cui scena si svolge in una
radura tra gli alberi, sono raffigurati, in primo piano, una donna nuda che
guarda sfrontata verso lo spettatore e due uomini borghesi, lo si comprende dai
loro abiti, che conversano tra loro, indifferenti a quello che accade intorno. Vi
è poi, in secondo piano, una donna che si sta bagnando in uno stagno. In
quest’opera non è il nudo a scandalizzare, ma la sua rappresentazione. Lo
stesso vale per “Olympia” (interessanti le somiglianze e le differenze con
l’opera di Tiziano Vecellio “La vergine di Urbino” del 1538) in cui il soggetto
principale, dalla posa classica, è una magra giovane donna distesa su un letto
disfatto. Completamente nuda, è come colpita da una forte luce; il suo
incarnato è uniforme e bianco. Indossa alcuni elementi importanti che servono
per darle una precisa identità e collocazione sociale. L’orchidea, le
pantofole, il nastro nero attorno al collo, alcuni gioielli. Tutti elementi che
esprimono femminilità e sensualità ancor più evidenziata dalla sua posa. Lo sguardo
è sicuro, gli occhi fissi. Non mostra sentimenti. E’ rivolta verso lo
spettatore cioè verso colui al quale potrebbe offrirsi... ma solo in cambio di
denaro. E poi il nome, tipico di quelle cortigiane parigine dell’epoca. Dietro
di lei una servitrice e, ai suoi piedi confuso con l’oscurità, un gatto nero
che, nelle mitologie antiche, veniva considerato il messaggero utilizzato dalle
streghe per comunicare con il diavolo. E’ un simbolo. Una precisazione la
modella è Victorine Meurent, la stessa che ha posato nelle opere “Colazione sull’erba” e “Il bar delle Folies-Bergère” (1881-1882). In
questo, che è l’ultimo lavoro importante realizzato de Manet, la scena
rappresenta l’interno del bar da cui prende titolo il dipinto, un locale alla
moda di Parigi. Lo spazio è molto ristretto. Il piano del bancone, con la
raffigurazione di una natura morta. Uno specchio attraverso il quale si osserva
il locale. Il riflesso della donna di spalle e quello di un uomo che le sta di
fronte. Importante il gioco di luci ed i colori sapientemente ottenuti.
Claude-Oscar Monet (Parigi 1840-Giverny 1926) è
considerato il padre dell'impressionismo. Alla sua opera “Impression, soleil levant” (1872)
si deve il nome di questo movimento. In effetti il critico Louis Leroy prende spunto dal titolo del quadro, presentato alla mostra del 1874, per coniare ironicamente il termine impressionismo:
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Impression, soleil levant (1872) |
“[…] L'imprudente era andato lì senza pensarci, credeva di vedere
della pittura come se ne vede ovunque, buona e cattiva, più cattiva che buona,
ma che non attentasse ai buoni costumi artistici, al culto della forma, al rispetto
dei maestri. Ah, la forma! Ah, i maestri! Non ne abbiamo più bisogno, mio
povero amico! Tutto questo è cambiato”. In compenso, un altro critico
contemporaneo, Jules Castagnary, scrive che questi pittori “...sono impressionisti nella misura in cui
non rappresentano tanto il paesaggio quanto la sensazione in loro evocata dal
paesaggio stesso. E proprio questo termine è entrato a far parte del loro
linguaggio [...]. Da questo punto di vista hanno lasciato alle loro spalle la
realtà per entrare nel regno del puro idealismo. Quindi la differenza
essenziale tra gli impressionisti e i loro predecessori è una questione di
qualcosa in più e qualcosa in meno dell'opera finita. L'oggetto da
rappresentare è lo stesso ma i mezzi per tradurlo in immagine sono modificati
[...]”. Monet per tutta la vita studia la luce e l’effetto che essa ha su
ciò che lo circonda, con il passare del tempo e delle stagioni. In particolare,
quando nel 1890 acquista una proprietà nel villaggio di Giverny in alta
Normandia, una regione della Francia settentrionale che ha come capoluogo Rouen, molti dei
suoi dipinti vengono fatti per così dire “in serie” e la sua ricerca pittorica
viene rivolta sempre di più alle variazioni cromatiche e formali di uno stesso
soggetto osservato in mutevoli e variabili condizioni atmosferiche. E’ proprio
in questa dimora che il pittore vive la sua più grande stagione creativa, fino
alla sua morte nel 1926. Inizialmente si concentra sui “Covoni” e tra il 1890 e
il 1891 li rappresenta in quindici tele. E’ documentato che lavorasse con più
tele contemporaneamente e quando l’effetto della luce cambiava pure lui
cambiava tela in modo da fissare l’istante dell’immagine cha ha un presente
effimero, fugace, evanescente che solo per poco è futuro e in breve diventa
passato. Benchè questo soggetto rappresenti il mondo rurale nella campagna
intorno a Giverny, i dipinti di Monet non vogliono rappresentare una denuncia
delle condizioni di vita dei contadini - come nel caso di Francois Millet,
pittore realista, (mi riferisco per esempio a “Le spigolatrici”-1857) - non
sono una denuncia sociale. Attraverso questo lavoro in serie, Monet è in grado
di dimostrare che non sono gli oggetti ad essere importanti ma tutti gli stati
climatici e luminosi che trasformano la loro percezione visiva. La sua ricerca
continua con la famosa serie dedicata alle “Cattedrali”.


In questo caso sono
ben cinquanta i dipinti, tra il 1892 e il 1894, raffiguranti la facciata
occidentale della cattedrale gotica di Rouen. In questo studio quindi ci
spostiamo dalla natura all’architettura e in questo periodo Monet raggiunge il
suo apice estetico della pittura in serie. L’artista dipingeva dalle prime ore
del mattino fino al tramonto seguendo e fissando su tela i mutamenti di colore
al variare della luce, durante il susseguirsi incessante delle ore (è noto che
cambiava tela ogni mezz’ora). In qualche modo questa pittura può essere
paragonata ad una fotografia, nel senso di istantaneità, ma egli voleva
ritrarre non soltanto l’attimo ma la sensazione visiva, l’impressione insomma.
L’ultimo imponente lavoro riguarda la serie delle “ninfee”, duecentocinquanta
dipinti, tra cui anche decine di grandi decorazioni, a partire dal 1890 fino al
1926. Uno degli ambiziosi progetti di Monet, forse il più audace, era quello di
voler dipingere la mutevolezza dell’acqua (in tutta la sua carriera è stato un
elemento predominante). Nell’emozionante giardino della sua casa a Giverny, il
pittore allestì uno scenario che doveva rappresentare la bellezza della natura.
Anche in questo progetto riesce a cogliere tutte le sfumature, i riflessi e i
movimenti della natura. Nell’arco dei lunghi anni in cui egli si dedica a
questi dipinti, però, la tua pittura subisce una trasformazione fino a
diventare puro sentimento interiore in cui i colori, il cielo, l’acqua e i
fiori diventano un tutt’uno, si mischiano e si trasformano in pura luce,
diventando astratti, informali. Una delle cause di questo cambiamento sarà
sicuramente da attribuire al fatto che nel 1908 l’artista ha iniziato ad accusare
disturbi visivi dovuti ad una doppia cateratta, senza nulla togliere,
ovviamente, alla sua sensibilità artistica, sensibilità che lo ha sempre
contraddistinto.
Pierre-Auguste Renoir (Limonges 1841-Cagnes-surMer 1919) anche
lui pittore francese. I suoi dipinti sono notevoli per la loro luce vibrante e
il colore saturo. Spesso mettono a fuoco persone riprese in situazioni
intimistiche. Il nudo femminile è uno dei soggetti primari. Nel caratteristico
stile impressionista la scena viene resa con liberi e veloci tocchi di colore,
di modo che le sue figure si fondano morbidamente tra di loro e con lo sfondo.
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Le Grenouillère (1869) |
Verso la fine del 1860, tramite la pratica del “en plein air”, assieme al suo amico Claude Monet, Renoir scoprì che il colore delle ombre non è marrone o nero, bensì corrisponde
al colore riflesso dagli oggetti che le circondano. Avendo lavorato insieme, alcune opere dei due artisti si possono analizzare in parallelo. Per
esempio, “La Grenouillère” (1869).
Hilaire German Edgar Degas (Parigi 1834-Parigi 1917) è stato
un pittore e scultore. Tra i suoi soggetti preferiti ci sono le ballerine, (che costituiscono un tema
del tutto personale) e le scene di teatro. In questo, Degas coincide con
l’impressionismo: la scelta poetica di dar immagine alla vita urbana, con i
suoi riti e i suoi miti, a volte borghesi, a volte bohémien. Dipinge le
stiratrici, le modiste o le donne alla toeletta (soggetto quest’ultimo da lui
molto raffigurato).
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La classe di danza (1874) |
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La tinozza (1886) |
A differenza degli altri impressionisti non predilige le scene “en plein air”. Ricerca mezzi di pittura inediti a volte con l'aggiunta dei pastelli, che testimoniano una libertà innovatrice. Usa originali effetti luminosi e colorati che applica, in particolare, ai nudi realisti del 1886 per tradurre le vibrazioni della luce sui corpi delle donne. Inoltre utilizza punti di vista audaci, con riprese dall'alto o dal basso.
Jacob Abraham Camille Pissarro (Charlotte Amalie 1830-Parigi 1903) la sua
pittura è impressionista, nel senso che egli sente la mobilità della luce e
degli effetti cromatici.
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La strada da Versailles a Louvenciennes (1869) |
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La strada da Versailles a Louvenciennes (1869) |
Sebbene dipinga “en plein air”, medita e studia, organizzando gli oggetti
rappresentati così da dar loro, pur senza contorni definiti, una solidità. Della
campagna, ha rappresentato la bellezza e l’armonia dei campi in primavera ed in
inverno. Gli orti, la terra lavorata, la neve, la semplicità rustica ma anche
le vedute delle città.
Alfred Sisley (Parigi 1839-Moret-sur-Loing 1899) di
origini inglesi e borghesi, è nato, ha vissuto e ha lavorato, sempre in Francia.
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Inondazione a Port Marly (1876) |
Il soggetto principale della sua pittura è il paesaggio con particolare
attenzione al cielo e l’acqua animati dai mutevoli riflessi della luce. Da buon
impressionista non trascurò mai neanche il tempo, l'attimo e il suo movimento,
le stagioni, i cambiamenti dell'atmosfera, le ore del giorno.
Gustave Caillebotte (Parigi 1848-Gennevilliers 1894) forse
uno dei meno noti nomi dell’impressionismo, deve essere ricordato non solo come
artista, ma anche come mecenate (acquista opere d’impressionisti e finanzia per
intero la terza esposizione nel 1877).
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Place d'Europe, tempo di pioggia (1877) |
I suoi dipinti sembrano delle istantanee della vita parigina e di campagna.
Il taglio è marcatamente fotografico.
Le vedute sembrano fatte usando il grandangolo,
le persone che popolano le strade sembrano in movimento, naturali, senza pose, con punti di vista azzardati. Molta l’attenzione alla luce. Non fu
mai pienamente impressionista, perché
il suo stile comprendeva anche elementi di realismo.
Berthe Marie Pauline Morisot (Bourges 1841-Parigi 1895) ha
incominciato a disegnare fin da piccola incoraggiata dai genitori. Iniziò a
dipingere, copiando i capolavori del Museo del Louvre e studiò arte privatamente non potendo, in quanto donna, essere accettata alla
scuola di belle arti. Fece la sua prima esposizione nel 1874 presso Nadar. Sempre
nello stesso anno sposò il fratello di Manet, Eugène, pittore anche lui, dal
quale, nel 1879, all'età di 38 anni, ebbe una figlia, Julie. Ha partecipato a tutte le mostre
impressioniste. Dipinge più che altro figure femminili, bambini e scene familiari.
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La culla (1872) |
I pregiudizi del tempo, oltre a darle difficoltà a dipingere all'aperto o in
luoghi pubblici, la resero indifferente ed estranea alle questioni sociali che
agitavano la vita parigina in quei decenni; fu quindi portata a dipingere
interni e scene domestiche, con donne eleganti della media e alta borghesia
ritratte in casa o in giardino, in varie ore della giornata. Nella sua
tavolozza prevale il bianco, talvolta arricchito da decise pennellate di colore
intenso e vivace. Riesce a realizzare delicate opalescenze e per aumentare
questi effetti di trasparenza unisce spesso i colori ad olio con gli
acquarelli. Una peculiarità del suo stile è la pennellata: sebbene per tutte le
opere impressioniste è lecito osservare l'opera da lontano, per la Morisot è
interessante osservare da vicino le pennellate che per lei sono più vigorose
che per qualsiasi altro pittore impressionista. La violenza che si nota in
queste la rende la più radicale degli impressionisti.
Mary Stevenson Cassatt (Pittsburg 1844-Chateau de Beaufresne 1926) è stata
una pittrice statunitense ma ha vissuto molto tempo in Francia. Proveniente
da una famiglia benestante e colta, cresce in un ambiente che considera i
viaggi come parte integrante della formazione; trascorre cinque anni in Europa, visitando molte delle capitali, tra cui Londra, Parigi e Berlino.
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Colazione a letto (1897) |
Nonostante la famiglia si opponga alla sua decisione di diventare un'artista
professionista, Mary Cassatt inizia a studiare pittura. Come la Morisot prende
lezioni private ed esercita la propria tecnica e capacità al Museo del Louvre dove copia le opere esposte. Il museo funge anche da luogo d’incontro per le
studentesse d'arte alle quali non è consentito frequentare l’accademia ed i café,
dove invece si radunano gli esponenti dell'avanguardia dell'epoca. Ha
realizzato molti dipinti che ritraggono la vita sociale e privata delle donne
della sua epoca, ponendo una particolare attenzione all'intimo e tenero legame
che si realizza tra le madri e i loro bambini usando un tratto rigoroso.
Federico Zandomeneghi (Venezia 1841-Parigi 1917) è stato
un pittore impressionista italiano. Dei tre “italiani di Parigi”, (con De Nittis e Boldini), Zandomeneghi è quello che ha avuto i legami più
duraturi e profondi con l'ambiente impressionista e post-impressionista,
partecipando ininterrottamente dal 1879 a tutte le mostre del movimento.
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Al caffè Nouvelle Athenes (1885) |
La
vicinanza dei temi, come le immagini delle donne alla moda, della toilette
femminile, i paesaggi parigini, l’aperta campagna, le figure in interno ed in
esterno, sono solo un tassello importante per collocare la sua arte. La Parigi
di Zandomeneghi è quella del quartiere bohémien dove l'artista viveva a fianco
di Toulouse-Lautrec e la sua modella Suzanne Valadon personaggi che ha
raffigurato nel dipinto “Al Caffè
Nouvelle Athènes” (1885).
Paul Cézanne
(Aix-en-Provence 1839-Aix-en-Provence 1906) è stato un pittore francese di origine italiana. La famiglia di Paul Cézanne, proveniva dal Piemonte. La sua aderenza al movimento fu sempre distaccata e con lui finisce
l’impressionismo. La sua tecnica pittorica è originale ed inconfondibile. Egli
sovrapponeva i colori con spalmature successive, senza mai mischiarle. Voleva sintetizzare
nel colore la visione ottica e la coscienza delle cose. Da questa sua ricerca
partirà la pittura cubista. In ogni modo non perde mai di vista la realtà e il
suo aspetto visivo usando il colore. Non utilizza mai né il chiaroscuro né la
prospettiva.
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Grandi bagnanti (1906) |
I suoi soggetti sono i paesaggi, le nature morte (in particolare
la frutta), i ritratti a figura intera. Dipinge soprattutto paesaggi dove dominano
i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono
tenue tinte di colore diverso. E’ interessato solo ai volumi non allo spazio.
Tanto che egli affermò che tutta la realtà può essere sempre riconducibile a
tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera. Questa sua
attenzione alla geometria solida ritorna anche nei suoi ritratti a figura
intera, tra cui spiccano le composizioni delle “Grandi Bagnanti” (1906).